giovedì 1 marzo 2012

A.C.A.B- CHI SONO I VERI BASTARDI?

"Prima di chiedersi chi sono gli innocenti e i colpevoli bisogna chiedersi come funziona il lavoro della Celere"



Un paio di settimane fa sono andata a vedere A.C.A.B., e posso affermare che sia il film più bello che abbia visto negli ultimi tempi, e al cinema ci sono andata spesso.

Pierfrancesco Favino interpreta magistralmente un ruolo davvero scomodo, quello del tenente Cobra, ed è affiancato da altrettanti bravi attori come Marco Giallini (che interpreta Mazinga), Filippo Nigro (nel ruolo di Negro) e Andrea Sartoretti ( il suo personaggio è Carletto).




La storia? Non c'è una storia nel senso convenzionale del termine, secondo me. È un racconto, una foto, uno spaccato della realtà che stiamo vivendo. Il libro omonimo firmato da Carlo Bonini è datato 2009, ma io ho visto il mio presente. Non solo il G8 che viene esplicitamente citato, ho visto la manifestazione degli indignati a Roma, ho visto le ronde, ho visto la Val Di Susa, ho visto le piccole ribellioni quotidiane di un ragazzo contro un poliziotto.



Tanti, troppi hanno commentato e giudicato questo film prima di andarlo a vedere, dicendo che era schierato. Non lo è affatto, nè dalla parte dei celerini nè tantomeno dalla parte dei "ribelli"... che poi tanto ribelli non sono.
Ciò che ho visto io è stato il degrado di uno stato, di una società.
I problemi che vengono mostrati nel film sono veri: la violenza, l'immigrazione, gli sfratti. E le risposte in realtà sono le stesse da entrambe le parti. Violenza. Fisica o psicologica, sempre di 
violenza si tratta. Ma è il nemico che è sbagliato. Il senso di rivalsa, il desiderio di vendetta, sono diretti verso quello che individua la microsocietà in cui abbiamo le nostre relazioni abituali e quotidiane. Voglio dire, i ragazzi nazi se la prendono con la polizia, e la polizia con loro, ma sono entrambi strumenti. Di cosa? Di qualcosa che sta sopra ad entrambi, E che ci guadagna da questa lotta tra poveri.




Ad un certo punto Cobra, rimproverando due poliziotti che avevano l'aria un po' sciatta, dice più o meno " se non la rispetti tu questa divisa come pretendi lo facciano gli altri". Eccolo il concetto alla base del mio ragionamento. Non ce più il rispetto per le forze dell'ordine perché non c'è più rispetto per lo stato, perchè il popolo per primo non si sente rispettato. Emerge una massa unica, con vestiti diversi, che si ammazza di botte l'un l'altro, per cosa? Per cercare qualcuno con cui prendersela, per trovare un colpevole alle proprie miserie. Sono tutti vittime dello stesso carnefice.

Attenzione non voglio generalizzare, ci sono brave persone tra i ragazzi dei centri sociali, come nella polizia così come nel parlamento. Però il punto è che spesso lo si dimentica. Io non posso e non voglio avere paura delle forze dell'ordine, non accetto di individuarle come il mio nemico.

I celerini menano, i manifestanti menano. Risultati? Feriti morti e sfiducia, che alimenta la rabbia, che si sfoga in altra violenza. È un circolo vizioso da cui non sembra possibile uscire. Invece la speranza c'è, e nel film è il personaggio di Adiriano interpretato benissimo da Domenico Diele: Lui viene dalla realtà dei "coatti" , il suo amico ha un tatuaggio sul collo che recita "A.C.A.B", il che spiega perchè lui non dica in giro di fare il poliziotto, non vuole tradire i suoi fratelli. Però una volta entrato in polizia deve crearsi dei nuovi fratelli per sopravvivere, e questi fratelli non sono poi così diversi da quelli che aveva prima. Si ritrova così a seguire gli stessi meccanismi di branco che viveva nel suo quartiere.
Ma alla fine fa la scelta giusta, perché deve esserci un limite che non si può superare. " perché volevo un lavoro onesto", per questo ha deciso di fare il poliziotto.


Il messaggio di questo film credo sia questo: ricordare che per migliorare il mondo in cui viviamo, bisogna compiere una scelta, quella giusta. Quella impopolare, quella che ti fa sentir urlare dietro “vigliacco, spia”, ma che ti fa sentire a posto con la tua coscienza.
Bisogna credere in qualcosa, bisogna credere nel valore delle istituzioni perché sono le fondamenta della nostra società. Non bisogna prendersela con lo stato come valore ma con chi dentro gioca per sè invece che per il popolo. "Quella gente" è lì perché è stata votata. Se noi, e per noi intendo persone,cittadini, vogliamo cambiare le cose, dobbiamo avere dei valori a cui rivolgerci, e quello sono la legalità, la giustizia, il diritto. E non si manifestano con la violenza e con l'odio, ma con l'intelligenza. Cerchiamo di ragionare di più prima di votare, sopratutto andiamo a votare, manifestiamo isolando quei 4 coglioni che vengono solo a far cagnara, isoliamo noi per primi senza aspettare la polizia. Così funzionava una volta. A cosa portano queste guerriglie urbane? A niente, a far passare tutti come una massa di incazzati e violenti che se la sono cercata e che sono stati combattuti da un esercito nemico. Il cambiamento parte da noi come persone, che poi tu sia un celerino, un disoccupato, un parlamentare o un panettiere poco importa.




Io questo film lo consiglio a tutti, di tutte le parti politiche di tutti gli strati sociali. Andate a vederlo senza pregiudizi, siate aperti, non cercate conferme di qualcosa che vi hanno detto. I ragazzi non sono tutti violenti, i poliziotti non sono tutti corrotti. C'è solo una categoria che è rappresentata solo in negativo, cercate di capire di chi parlo.

Non è un film pro-celerini, è un film pro-società.


 
consiglio anche di vedere l'intervista di Daria Bignardi a Favino per capire a pieno il valore di questo film attraverso le parole del protagonista

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